*** IN ALTO I CUORI ***

Al dott. Dino era affidata la salute di gran parte dei nostri concittadini; l’altra parte era sotto le cure di un altro medico, anch’egli molto bravo.


Poiché i santasofiesi sono sbrigativi e non hanno dimestichezza con i nomi ed i cognomi, preferendo i soprannomi, l’uno era il Dottorone e l’altro (di statura più normale) era il Dottorino.


Il dott. Dino è stato il medico della mia famiglia fino alla pensione, nel 1975; ma per tutti la sua figura andava ben oltre il campo della medicina.


Come i preti di campagna da noi non erano solo quelli che dispensavano sacramenti, anche il medico doveva intendersi di tutto perché “uno che ha studiato” non poteva non essere in grado di dare consigli su qualunque necessità o dubbio che assillava la povera gente, gente semplice, sincera, ma nuda di fronte alle difficoltà della vita.


Così il dott. Dino era un Pater Familias, dove con famiglia si intende la più vasta comunità che a lui si rivolgeva. Il suo carattere riservato ed energico era segno di personalità; la sua indubbia capacità professionale era sicurezza; la sua gentilezza e disponibilità era segno di grande affetto. Affetto che tutti gli hanno ricambiato; affetto assieme ad una grande stima.


Allora per il medico condotto era molto dura. Non c’era orario e veniva chiamato anche nel cuore della notte; partiva con qualunque tempo e con qualunque mezzo (auto, cavallo, a piedi). Bisognava essere buoni diagnosti perché non c’erano i mezzi tecnici di oggi e non sempre ci si rivolgeva all’ospedale. E anche le medicine erano meno sofisticate e precise di quelle di oggi.


Non ho mai saputo, se non qualche anno fa, che era stato capitano medico degli Alpini.
Oggi comprendo che la sua esperienza professionale e di uomo se l’è forgiata in quei terribili momenti dove uno si trova da solo, con pochi mezzi e tanta gente da curare e che ti affida il suo bene più prezioso: la vita. In quelle occasioni devi tirare fuori il carattere o creartelo subito: la morte non aspetta e i soldati gemono e piangono e urlano che non vogliono morire.


Per S.Sofia tutta la sua esperienza, la sua figura sono state una benedizione e l’Amministrazione Comunale, all’unanimità e senza alcun tentennamento deliberò di dedicagli una strada vicino alla casa in cui ha abitato gli ultimi decenni.


Oggi il nostro plauso va agli Alpini, ai nostri amici Alpini, perché, sono sicuro, gli stanno facendo il regalo più grande che lui possa gradire, oggi dal cielo; e lo fa con un sorriso paterno.

Ing. Flavio Foietta – Sindaco di S.Sofia