*** IN ALTO I CUORI ***

RONDINAIA : SODDISFA ANIME E CORPI


Migliaia di alpini, scolaresche più o meno numerose, uomini e donne amanti della natura, pittori e fotografi d’arte alla ricerca di atmosfere ispiratrici del bello hanno trovato e troveranno ancora, quassù, nel breve altipiano della Rondinaia, il loro ideale habitat. All’ombra del campanile che fiancheggia il “Memoriale dei Caduti Alpini Romagnoli” e degli scheggiosi di roccia che formano il rustico, simbolico Monumento, ci si sente fisicamente e spiritualmente a proprio agio. Ognuno di noi vi ritrova la pace dello spirito e dei sensi, si riappropria del veicolo che può portare ad una, seppur breve, felicità.


L’aria che si respira alla Rondinaia è infatti priva di smog. L’ossigeno e l’azoto vi sono perfettamente miscelati. L’atmosfera è quindi incontaminata e l’afflusso di sacro che emana dall’ex chiesetta dedicata a Santa Margherita fa si che si respiri a pieni polmoni l’essenza stessa della vita.


Chi quest’oggi venendo quassù da Bologna, da Imola, da Faenza, da Ravenna, da Lugo e dalla “bassa” forlivese troverà che l’aria è immune dagli effluvi maleodoranti che imperversano in gran parte del nostro paese. Ciò è dovuto dall’essere Rondinaia a contatto quasi diretto con la grande macchia inglobata nel Parco delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna. E’ da lì, e da questa vasta concentrazione di alberi che proviene un’aria così pura. Dal vicino altipiano della Lama, da Sasso Fratino (764 ettari di foresta in cui sono concentrate faggete ed abetaie oltre che una eccezionale fioristica), dichiarata Riserva Naturale dal Consiglio d’Europa per ogni dove si effonde l’ossigeno mentre dall’Eremo e dal monastero di Camaldoli, portati dal vento della Fede e della tradizione, giungono distintamente i segnali di un misticismo e di una spiritualità eccezionali.


A Sasso Fratino (quel tratto di foresta vergine va da quota 650 ai 1520 metri di altezza sul livello del mare di Poggio Scali) vi si può accedere soltanto per motivi di studio, per fini educativi e per compiti amministrativi e di vigilanza. Vi è comunque vietata ogni attività antropica. Per raggiungere l’Eremo, malgrado l’asprezza dei sentieri, non occorrono “pass” di alcun genere.


Per gli abitanti di queste alpestri contrade uno dei più vivi richiami è per l’appunto Camaldoli, sia il monastero che l’Eremo fondati poco dopo l’anno Mille dal ravennate San Romualdo. Da qui, attraverso i sentieri di crinale, la nostra gente in un tempo non poi troppo lontano ogni anno si recava in pellegrinaggio anche a La Verna, nel santuario francescano delle “stimmate”. E’ proprio nell’oasi di pace dell’Eremo camaldolese, lassù dove i bianchi monaci trascorrono la vita pregando, studiando e zappando l’orto, che nei tempi più bui (l’ultimo fu nell’aprile del 1944 quando, imperversando guerra e guerriglia, vi si rifugiarono in massa i partigiani dell’8 Brigata Garibaldi – Romagna) la gente cercava protezione e conforto.


Ecco quindi il perché della scelta fatta dagli alpini della Sezione Bolognese- Romagnola di costruire lassù il Memoriale. I prati, i “segni” (vedi i ruderi della torre eretta dagli Etruschi che nel 1335 vide la decapitazione del nobile Leuzzino dei Signori di Valbona), lasciati dalla storia sono un forte richiamo per gli esteti ma anche per tutti coloro che hanno bisogno di riposare lo spirito. Quassù anche l’acqua delle sorgenti è pura, simile a quella “cantata” dal Petrarca. Inoltre l’originalità del paesaggio fa rivivere i tempi in cui l’uomo praticava l’alchimia e non conosceva la micidiale chimica moderna. Beati infatti i tempi dove non si compravano i prodotti di sintesi avvelenatori di acqua e di terra, in cui l’atomo non era stato ancora scisso, il tabacco era usato soltanto dagli indiani d’America per il calumet della pace e il petrolio era ancora ignorato laggiù, sotto terra. L’aria, allora (così come la si trova tuttora a Rondinaia) non lasciava alcun residuo nei polmoni degli uomini.


Gli alpini, e quelli emiliano –romagnoli in primis hanno saputo portare a termine un’opera che soddisfa ampiamente anime e corpi. Bisognerà comunque continuare a lavorare sulla base della mediazione e della cooperazione se si vorrà vivere in un futuro pienamente pacificato.


Ora il “Memoriale” è opera compiuta. Quando l’atmosfera è tersa dalla piazza del municipio di Santa Sofia il campaniletto del Memoriale della Rondinaia si scorge come fosse lì a due passi. Svetta sullo sprone del monte a 579 metri di quota. Di notte, poi, il suo faro buca le tenebre creando un’atmosfera quasi fatata. E’ come se nell’aria fluttuasse l’ectoplasma del decapitato Leuzzino. E’ infatti una sorta di apoteosi del “popolo poetante”. E poi l’accostamento è con le cattedrali gotiche e non con una semplice ex chiesetta di montagna. Penso inoltre che il trovarsi per la prima volta di fronte a questo monumento provochi in tutti una forte emozione. In quest’opera infatti coincidono ethos collettivo e tanta poesia.

 


Luciano Foglietta